Italicum, il governo finalmente pone la fiducia. Respinte le pregiudiziali
Il governo pone la fiducia sull'Italicum e scoppia la protesta dell'opposizione nell'Aula della Camera. Dal Movimento 5 stelle urlano «Fascisti!». Maurizio Bianconi di Fi grida «Vergogna!» ed è richiamato all'ordine dalla presidente di Montecitorio Laura Boldrini che fatica non poco a mantenere l'ordine.
«Dopo anni di rinvii noi ci prendiamo le nostre responsabilità in Parlamento e davanti al Paese, enza paura LeggeElettorale# lavoltabuona#», scrive su Twitter il premier Matteo Renzi dopo che il governo ha posto la fiducia sull'Italicum alla Camera.
«La Camera ha il diritto di mandarmi a casa, se vuole: la fiducia serve a questo. Finché sto qui, provo a cambiare l'Italia. #lavoltabuona», ha poi aggiunto il premier.
Il ministro delle riforme Maria Laura Boschi non si lascia intimidire dalle urla e dai fischi e completa velocemente la pronuncia della «formula» della fiducia e poi si siede.
Lancio di crisantemi gialli da parte dei deputati di Sel. «È il funerale della democrazia», ha detto in Aula il capogruppo Arturo Scotto dopo la richiesta della fiducia sull'Italicum.
«Fiducia sull'Italicum: non la voterò». Così Pippo Civati su Twitter. Poco prima aveva commentato la decisione del governo sottolineando come fosse «una scelta forzata, non giustificata da nessun elemento, né numerico, né politico».
«Siamo davanti alla ennesima presa in giro. Il governo se ne frega della sua maggioranza. Se la gente sapesse quello che qui dentro state facendo vi prenderebbe a pedate». Lo ha detto nell'Aula della Camera Fabiana Dadone di M5S. «Il vostro è un atteggiamento da miserabili», ha detto rivolto alla maggioranza.
«Non consentiremo il fascismo renziano. Faremo di tutto per impedirlo, dentro e fuori questa Aula. Non consentiremo che questa Aula sia ridotta a un bivacco di manipoli renziani», ha urlato nell'Aula della Camera il capogruppo di Fi Renato Brunetta dopo che il governo ha posto la fiducia sull'Italicum.
«Presidente Boldrini, non consentiremo a Renzi di trasformare quest'Aula in un bivacco di manipoli...», aveva detto Brunetta prendendo la parola in Aula per condannare la fiducia sull'Italicum annunciata dal governo e citando un passaggio dell'intervento di Benito Mussolini del 16 novembre del 1922, noto come il "discorso del bivacco".
L'Italicum poco prima aveva superato il primo scoglio. L'aula della Camera ha respinto infatti, con voto segreto, le questioni pregiudiziali di Costituzionalità e merito presentate dell'opposizione all'Italicum. Le pregiudiziali di costituzionalità sono state bocciate 384 no e 209 sì, quelle di merito con 385 no e 208 sì. Respinta poi anche la questione sospensiva. I voti a favore sono stati 206, 369 quelli contrari, 1 deputato si è astenuto.
Le quattro pregiudiziali di costituzionalità all'Italicum erano state presentate da Forza Italia, Sel, Lega Nord e M5S. Le votazioni sono avvenute a scrutinio segreto, richiesto da Forza Italia.
Dall'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani al capogruppo del Misto Pino Pisicchio fino a qualche esponente della minoranza Dem e qualche centrista. Sono stati 17 i deputati che hanno inscenato una sorta di "protesta palese" all'Italicum, manifestatasi non nelle prime due votazioni a scrutinio segreto ma nella terza votazione sulle pregiudiziali, quella, appunto, verificabile sui tabulati. E proprio sui tabulati si vede come in 17, al voto palese non risultano presenti in Aula e in 18, invece, risultano non votanti. Sono 593 infatti i presenti e votanti nelle prime due votazioni sulle pregiudiziali, di costituzionalità e di merito, respinte rispettivamente con 384 e 385 voti contrari. Alla terza votazione, quella palese sulla richiesta di sospensiva, sono stati invece 576 i presenti, 575 i votanti e 369 i voti contrari.
Tra i diciassette che sono usciti dall'Aula ci sono 6 esponenti Pd, che si vanno ad aggiungere ai 7 assenti, che fonti del gruppo spiegano essere in buona parte "giustificati" del voto segreto. I 6 sono Bersani, il leader di Sinistradem, Gianni Cuperlo, il coordinatore di Area Riformista Nico Stumpo, e Giuseppe Lauricella, Giacomo Portas, Nico Stumpo, Francesco Prina. In totale, sul voto palese sono 13 i Dem che risultano non presenti più Paolo Rossi presente ma non votante. Tra i non presenti in Aula al voto palese ma non a quelli segreti figurano due deputati Ap, Paolo Tancredi e Sergio Pizzolante, il capogruppo del Misto Pisicchio, Ignazio La Russa di Fdi e Toni Matarrelli di Sel.
«Cadrà il governo sulla legge elettorale? Noi ci siamo impegnati a fare le riforme e se non riusciamo a farle è giusto anche che andiamo dal presidente della Repubblica a dire qual è la situazione», ha detto la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani a 24Mattino su Radio 24.
«Se questa legge elettorale non passa è l'idea stessa di Partito Democratico come motore del cambiamento dell'Italia che viene meno», ha scritto ieri il premier Matteo Renzi ai responsabili di circolo del Pd, parlando delle divisioni interne al partito sulla legge elettorale. «Nel voto di queste ore c'è in ballo la legge elettorale, certo. Ma anche e soprattutto la dignità del nostro partito», ha sottolineato.
«Forza Italia contro questa riforma elettorale, Forza Italia contro Renzi, Forza Italia unita e compatta per dare un segnale forte al Paese e al Parlamento», ha detto Brunetta. «No - ha aggiunto - a questa legge elettorale che produrrà un uomo solo al comando, Renzi, in una deriva autoritaria. Noi compatti, uniti contro questa legge elettorale».
«Vediamo che Forza Italia ha la memoria corta: al Senato ha votato a favore di questa legge contro la quale adesso fa le barricate. Ciò detto la strada maestra per evitare il voto di fiducia è costituita dal voto palese, scartando ogni richiesta di voto segreto», ha affermato Fabrizio Cicchitto, Ncd.
*fonte il web
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